Festa della Befana: storia e origine del Pan e Vin in Veneto

18 Dic , 2022 - Curiosità dal mondo

Festa della Befana: storia e origine del Pan e Vin in Veneto

La festa della Befana è un evento particolarmente sentito soprattutto dai più piccoli. Dopo i doni di Natale, i regali non sono affatto terminati. Per i bambini in particolare, quella che può sembrare una vecchia strega in realtà è una vecchietta pronta a riempirli di calze con dolciumi e caramelle, se sono stati bravi durante l’anno precedente. In Veneto però, la tradizione della Befana va oltre la semplice consegna di dolci.

Nel nordest dell’Italia, dal Friuli al basso Veneto fino all’Emilia Romagna, c’è una tradizione di origine contadina strettamente legata alla Befana, che è quella di bruciare la vecchia. Cambia il nome ma non cambia la sostanza: alcuni la chiamano casera, altri panevin, altri ancora ea vecia, fogherada, capàn, buriolobrugnèlobrujèobruja a seconda della zona geografica. In Friuli pignarûl.

Ma come nasce la festa della Befana? Qual’è la sua origine? Qual’è la storia della Befana? E come mai in Veneto è così sentita? Leggi e lo scoprirai.

Festa della Befana: storia e origine della vecchia più amata dai bambini

” La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
viva viva la Befana! ”

Detto Popolare

La Befana, come da tradizione si festeggia il 6 Gennaio, giorni in cui i Re Magi si presentarono al Bambin Gesù con i doni nel giorno dell’Epifania – dal greco epifàino (ἐπιφαίνω) che significa “mi rendo manifesto”, ossia la manifestazione simbolica del Signore nel corpo di Gesù a tutti i popoli del mondo, rappresentata dai Magi -.

L’Epifania è una festa religiosa e cade 12 notti dopo il Natale. Si confonde spesso con la festa della Befana, che di religioso non ha nulla. Una versione della storia però narra che durante il viaggio dei tre Re si aggregarono molte persone. Questo numeroso corteo di persone avrebbe dovuto portare doni al bambino appena nato. Arrivati in un villaggio, i Magi avevano bisogno di indicazioni. Bussarono ad una porta e aprì loro una vecchina. Le chiesero informazioni ma la vecchia non parlava la loro lingua quindi non capì. Quando poi venne a conoscenza del fatto che i Magi stavano andando a portare i doni al Salvatore, decise di partire per aggregarsi alla compagnia.

festa della Befana
Credit: unsplash

Ma era tardi ormai. I tre Re erano troppo lontani e lei non vide mai il bambino ne soprattutto gli portò i doni. Decise pero di dare ad ogni bambino incontrato sulla sua strada un dono, con la speranza di dare un dono al Salvatore. Da allora, ogni anno, nella notte dell’Epifania, la vecchietta porta i doni nelle case dei bambini.

L’origine del nome proviene probabilmente dalla parola Epifania, trasformato poi in “Beffania” per ricordare la “Strega di Beffania” , una strega che volava sui tetti delle case nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Col passare del tempo perse le lettere “f” ed “i” e diventò Befana, facendo comunque riferimento alla leggenda che ti ho narrato sopra.

La Befana: rappresentazione e regali

La Befana è la rappresentazione di Santa Lucia: secondo alcune tradizione è lei a portare i regali ai bambini, come faceva San Nicola prima dell’arrivo di Babbo Natale. E’ rappresentata come una vecchia senza denti, rattrappita dal freddo, naso lungo e ricurvo, rugosa, scorbutica con gli adulti ma amorevole coi bambini. Viaggia a cavallo di una vecchia scopa che cavalca al contrario. Si veste con un gonnone rattoppato con ai piedi calzettoni di lana e scarpe. Ha un fazzolettone attorno alla testa, uno scialle sulle spalle sopra la camicia e un grembiule di quelli usati in cucina.

E’ solita portare dei doni a tutti i bambini: questi devono preparare una calza vuota e lasciarla vicino al camino. Se il bambino è stato bravo durante l’anno, la Befana lascerà giochi, caramelle, frutta e anche qualche soldino. Se invece il bambino è stato cattivo allora si troverà del carbone, ma anche dell’aglio o una cipolla.

Il fatto che venga rappresentata come una vecchia indica simbolicamente l’anno vecchio, il quale una volta passato, si può tranquillamente cancellare dandogli fuoco. Per questo i falò sono simbolo del rinnovamento stagionale ma anche del taglio con l’anno precedente. E’ qui che entra in campo la tradizione veneta della festa della Befana con pire di fuoco e fantocci dati alle fiamme.

La festa della Befana in Veneto

In Veneto, ma in tutto l’arco territoriale che va dal Friuli all’Emilia Romagna, questa festa ha un significato molto particolare. Si radica con la tradizione contadina, secondo la quale passato l’anno vecchio si dà fuoco alle cose del passato come auspicio verso un anno nuovo prosperoso. C’è anche un detto, e te ne ho parlato nei 30 detti in dialetto veneto, ed è:

faive a levante panoce tante, faive a ponente panoce gnente.

Ossia faville a levante, anno buono e prosperoso da punto di vista del raccolto, faville a ponente anno di raccolto scarso e vacche magre. Questo detto è proprio riferito all’Epifania.

Per rappresentare l’anno vecchio, si è soliti creare una catasta di legno alta qualche metro, ammassando legna, fieno, canne palustri essiccate e altri materiali infiammabili. Il tutto va messo alla base di due pali a forma di croce, dove poi viene crocefisso un fantoccio rappresentante la vecchia. Una volta date fuoco alle polveri, quando le fiamme avevano preso bene, il capo famiglia era solito gettare un bicchiere di vino e un tozzo di pane nelle fiamme, urlando “Pan e Vin!” come buon auspicio per l’anno venturo e guardando la direzione del fumo per capire come sarebbe stato l’anno in arrivo.

Il tutto è una grande festa: si svolge o a livello familiare – io andavo dai miei nonni sinchè erano vivi ed avevano la campagna – con un ritrovo di parenti – noi arrivavamo anche a 20-25 persone -, ognuno dei quali portava qualcosa ma la famiglia ospitante preparava la cena per tutti, in un grande banchetto. Oppure si svolge una grande festa a livello cittadino con volontari a preparare la catasta di legno durante il giorno, conosciuta come casera, mentre alla sera, durante l’evento si vendono vino, vin brulè e per i bambini vengono distribuite calze piene di dolci. Immancabile la pinsa, un dolce tipico veneto fatto farina di mais, uova, lievito, uvetta fichi e semi di finocchio – la ricetta può variare da zona a zona -.

festa della Befana
Credit: Unsplash

Un’altra cosa che molti adulti erano soliti fare: gli appassionati di caccia si portavano fucile e munizioni. A metà della casera si iniziava a sparare a metà altezza colpendo il palo in verticale. I cacciatori facevano fuoco fino ad abbattere la croce. Era più un divertimento destinato a pochi che una vera e propria tradizione.

Infine, per i bambini, è un modo per “arrotondare”: possono arrivare soldini in più, dolci e qualche regalino. Per i bambini di una volta, la Befana era spesso una grande festa e a volte era più generosa del Natale.

Pan e vin, casera, pignarûl: paese che vai, nome che trovi.

A seconda di dove si festeggi, questa festa cambia di nome. In Friuli si chiama pignarûl. In Veneto, dalle parti di Venezia e Treviso si chiama Pan e Vin, nel Veneto Orientale diventa brusar a casera. A Padova è fogherada o bubarata, nel Veronese e nel Polesine è brioloburiolobrugnèlobrujèobruja. In provincia di Parma e Reggio Emilia la chiamano Fasagna, a Modena e Bologna vi è la tradizione di bruciare un fantoccio. In molti dicono semplicemente brusar a vecia.

A seconda di dove si svolga, non cambiano le modalità anche se viene chiamata in maniera differente.


Questo è quanto sulla festa della Befana e come si svolge in Veneto. Devo dire che tra questa festa e il Natale preferisco di gran lunga l’Epifania. Più dei regali, preferisco una bella calza piena di dolciumi e caramelle per cui vado matto!

Foto di copertina e del post prese da Pixaby


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *