Diga del Vajont: visita e informazioni utili su come arrivare

7 Set , 2025 - Regione Friuli Venezia Giulia

Diga del Vajont: visita e informazioni utili su come arrivare

La visita ad un muro di cemento potrebbe essere considerato, a priori, qualcosa di noioso. Ma se si tratta della diga del Vajont, le cose sono totalmente diverse. Ho avuto modo di partecipare ad un blog tour che includeva proprio la visita a questa diga. È stata un’esperienza unica e toccante: non è una visita ingegneristica, ma una visita puramente storica, con un viaggio nel passato e nella storia, i quali mettono in risalto la forza della natura. La diga è un muro di cemento che separa la val Vajont dal bellunese. Sullo sfondo, tra le due pareti a V, paese di Longarone, triste protagonista di questa sciagura.

Lo scopo della visita alla diga del Vajont è conoscerne gli avvenimenti che hanno portato alla morte di quasi 2000 persone. Ci sono vari tipi di visita, ma per comprendere a fondo le cause di questo disastro è necessario effettuare una visita guidata. Per questo qui vorrei darti tutte le indicazioni utili ed i consigli su come visitare le Diga del Vajont, parlarti della sua storia e lasciarti tutte le info su come arrivare. Ovviamente troverai anche le info utili per parcheggiare e organizzare la tua visita. Dai ‘ndemo!

Diga del Vajont
La Diga del Vajont

Storia della Diga del Vajont: un disastro annunciato

La diga del Vajont è stata per lungo tempo considerata una delle opere ingegneristiche più imponenti ed audaci della storia italiana. La Val Vajont venne scelta nel 1929 dalla SADE (Società Adriatica di Elettricità) come luogo per realizzare un bacino idroelettrico dove sarebbe confluiti più bacini idrici. In questo modo, si sarebbe potuto fornire energia elettrica dalla provincia di Pordenone fino a Mestre e Venezia, fondamentale per lo sviluppo industriale del Paese.

Per convincere la popolazione, restia alla realizzazione dell’opera, furono promesse migliori condizioni di vita legate al benessere e posti di lavoro per i locali della valle. Ne avrebbero beneficiato in modo particolare gli abitanti dei paesi di Erto e Casso, due paesi situati un po’ più in alto rispetto alla diga. La costruzione dell’opera iniziò nel 1957 e terminò nel 1960. All’inizio doveva misurare 200m di altezza e doveva contenere 50 milioni di metri cubi di acqua. Al termine dei lavori il muro misurava 261 metri d’altezza e conteneva 170 milioni di metri cubi di acqua.

Lo specchietto per le allodole sotto forma di benessere e lavoro nascondeva la vera problematica della costruzione: una roccia non adatta ad ospitare un bacino idrico di tale portata – 115 milioni di metri cubi d’acqua al momento del disastro – . Fatto ancora più grave, la SADE, società di gestione della diga, nascose i dati e la reale minaccia dovuta alla fragilità delle pareti del bacino idrico. Nonostante le criticità indicate dagli studi, si decide di andare avanti. Non basta il rilevamento di una frattura di 150 metri sul lato sinistro del bacino e il crollo di 750000 metri cubi di detriti nel bacino. Si va avanti.

Diga del Vajont
Monte Toc

Durante le prove di invaso per il collaudo, l’acqua che avrebbe dovuto toccare i 715 metri di altezza si ferma a 710: per i tecnici è troppo rischioso andare avanti. La notte del 9 Ottobre 1963, alle 22.39, due chilometri del Monte Toc si staccano e finiscono dentro la diga del Vajont: è il disastro. La montagna causa un’onda tricuspide: la prima punta lambisce i paesi di Erto e Casso e ne distrugge alcune parti, la seconda sfiora Casso e ricade indietro, l’ultima alta 250 metri scavalca la diga e inizia travolgere tutto quel che incontra.

Longarone viene rasa quasi completamente al suolo. L’onda fermerà la sua corsa dopo 48 chilometri!

Diga del Vajont
Cartello a memoria delle vittime del 9 Ottobre 1963

È una catastrofe senza precedenti. Nel corso degli anni si susseguiranno processi, sentenze e ricorsi. Si può dire che alla fine, nessuno ha pagato come dovrebbe per quel che ha fatto e le 2000 vittime non hanno ricevuto giustizia.

Poco fuori dell’ultima galleria a lato della diga, si trova questo cartello che vedi sopra. Ci sono tre numeri, una data e una frase a cui manca la domanda finale: “perchè tutto questo?”. Un monito ma anche una domanda che resterà senza risposta. Per sempre.

DIga del Vajont
Longarone

Visita alla diga del Vajont con una guida o in autonomia: cosa fare e vedere

Per visitare la diga del Vajont è meglio essere accompagnati da una guida turistica. Lo puoi fare anche senza ma non scoprirai tutto quel che ti racconterà un esperto della tragedi. La mia guida alpina, Franco Polo, mi ha parlato di tutta la storia del Vajont, dalla sua nascita, alla tragedia fino ai processi. Il suo coinvolgimento emotivo coinvolge anche me, ed è tipico di chi la tragedia l’ha vissuta sulla pelle: chi l’ha vissuta ti saprà dare dettagli che solo pochi conoscono.

Per capire molte cose del Vajont, ti suggerisco di leggere Mauro Corona: qui siamo nella su terra, ancora in parte selvaggia e radicata alle tradizioni del passato. Qui il Vajont ha lasciato i segni indelebili, soprattutto sulle persone e Mauro Corona lo narra nei suoi libri.

Se invece decidi di fare la visita in autonomia, con i biglietti standard, allora questa sarà più veloce e meno coinvolgente. Durerà 50 minuti.

DIga del Vajont
Franco ci spiega la storia della Diga del Vajont

Camminata lungo il coronamento della diga del Vajont

La visita inizia con la camminata sul coronamento della diga. Si entra dal cancello e si percorre la parte alta. Prima di entrare noterai un cartello commemorativo e lungo la staccionata si trova una lunga fila di bandierine colorate. Ogni bandierina rappresenta un bambino morto durante la tragedia. Per poter tener viva la memoria della tragedia, ogni anno in data 9 Ottobre, le bandierine vengono sostituite.

Quando passegerai lungo il coronamento della diga noterai lo strapiombo, delimitato dal muro in cemento armato sotto cui si estende il torrente Vajont mentre in fondo si vede Longarone. A sinistra invece, dove una volta si trovava il bacino idrico, ora si trova la parte del monte Toc che si è staccata nel ’63. Sono 270 milioni di metri cubi di roccia. Immaginali staccarsi a 110 km/h e scaraventarsi dentro un lago che non è abbastanza grande per contenere tutta la roccia che si stacca.

Diga del Vajont
Foto della Diga del Vajont

Arrivati alla fine della diga, ci si ritrova sul lato opposto a dove si trovava la postazione di comando, anche questa spazzata via dall’onda. In più tutta una serie di cartelli e insegne con la spiegazione della diga e la memoria. Qui la nostra guida ci ha spiegato un’altra parte della storia. Una volta terminata la visita noi siamo saliti a visitare il bosco vecchio, ma di questo te ne parlo sotto.

La visita al bosco vecchio

Come parte della visita alla Diga del Vajont ho avuto modo di visitare anche il bosco vecchio. Una cosa che mi ha colpito in modo particolare è come, ancora una volta, la natura sappia rigenerarsi e stupire.

L’onda causata dalla frana ha travolto anche una parte del bosco sopra la parte del monte Toc. Tale onda, finita circa 200 metri più in alto, ha trascinato verso il lago molti alberi. Da allora gli alberi sono rimasti com’erano. Alcuni abbattuti, altri piegati, altri ancora sradicati. Nessuno li ha più toccati.

Diga del Vajont
Il bosco vecchio

Questo bosco si trova 70 metri più in alto rispetto alla diga, sul suo lato sinistro. Ci troviamo all’ombra degli alberi ed assistiamo ad una vero “colpo di mano della natura”. Franco ci fa notare come molti alberi stesi abbiano sviluppato delle radici che partono verso il basso dai tronchi posti in orizzontale.

L’emblema è il Veliero e si incontra dopo circa una decina di minuti di cammino: è un tronco da cui partono altri tronchi verso l’alto, come fossero gli alberi di una nave. E sotto si notano le radici verso il basso. Sembra quasi che questo tronco non abbia voluto morire e che si sia rigenerato per farsi beffe del disastro causato dall’uomo. Il tronco si è ripreso la sua vita. Perchè alla fine, la natura si riprende sempre quello che l’uomo le toglie.

La visita termina con l’uscita dal bosco vecchio: ti troverai davanti al paese di Casso, dietro invece il monte Toc col suo pezzo di montagna mancante.

Diga del Vajont
Il Veliero

Centro visite di Erto e Casso

Conosciuto come Museo di Erto, il Centro visite di Erto e Casso è un’area espositiva di immagine fotografiche dedicate al disastro. Offre al visitatore una panoramica di immagini sulla catastrofe del Vajont. Dalla progettazione alla costruzione delle diga fino al disastro e ai danni causati dall’onda.

Alcune info utili:

ORARI DI APERTURA

Dal 1 giugno 2025  al 30 settembre 2025         

  • Giugno 2025: Aperto Sabato e Domenica 11:00-18:00
  • Luglio 2025: Aperto Venerdì, Sabato e Domenica 11:00-18:00
  • Da Venerdì 25 luglio 2025 a Domenica 7 settembre 2025 Aperto TUTTI I GIORNI 11:00-18:00
  • Settembre 2025: Aperto Sabato e Domenica 11:00-18:00

APERTO ANCHE DURANTE QUESTE FESTIVITA’:

  • Lunedì 02 giugno 2025 con orario 11:00-18:00
  • Venerdì 15 agosto 2025 11:00-18:00

Dal 1 ottobre 2025 al 31 dicembre 2025 

  • Aperto Sabato e Domenica 11:00 -18:00
  • Da Sabato 20 dicembre 2025 a Mercoledì 31 dicembre 2025 Aperto TUTTI I GIORNI 11:00 -18:00 Escluso il giorno di Natale

APERTO ANCHE DURANTE QUESTE RICORRENZE o FESTIVITA’:

  • Giovedì 9 ottobre 2025 11.00 -18.00 (Anniversario Disastro del Vajont)
  • Sabato 1 novembre 2025 11.00 -18.00
  • Lunedì 8 dicembre 2025 11.00 -18.00
  • Venerdì 26 dicembre 2025 11.00 -18.00
  • Natale CHIUSO

Ulteriori info qui al sito internet.

Come visitare la diga del Vajont: informazioni utili e consigli per la visita

Ecco alcuni consigli ed alcune info utili su come visitare la diga del Vajont al meglio. Ti ricordo sempre che ci sarà una guida ad accompagnarti.

  • Presentati all’ingresso 10 minuti prima dell’inizio della visita
  • Resta sempre col gruppo ed ascolta le indicazioni delle guide
  • Mantieni la calma e ascolta le indicazioni degli operatori, senza assumere iniziative
  • Usa scarpe da ginnastica o scarpe comode
  • Non gettare rifiuti e oggetti dalla diga
  • Non fumare
  • Evita la visita se si soffri di vertigini o crisi di panico. Informa la guida in caso di malessere.
Diga del Vajont
Monte Toc

Come prenotare la visita alla diga del Vajont

Se vuoi prenotare la tua visita al Vajont e alla diga, lo puoi fare al link che ti lascio qui. Puoi scegliere la data e l’ora in cui visitarla. Ricorda però che durante l’inverno la visita è sospesa. Costo di 7€ gli adulti e 4,50€ i ridotti. 1€ di prevendita.

Si tratta di una visita base della durata di circa 40 minuti. Se vuoi partecipare ad una visita guidata, come fatto io assieme ad una guida naturalistica, il tour completo dura dalle 2 alle 3 ore. Lo puoi prenotare qui, nel sito dell’ecomuseo Lis Aganis.

Diga del Vajont: dove parcheggiare

Il punto di partenza per la visita si trova nel parcheggio più vicino alla diga. Ci sono diversi parcheggi ed in aree appositamente attrezzate.

Parcheggi asfaltati vicini alla diga

  • 2€ all’ora – 10€ al giorno. Importo minimo 2€

Parcheggio in terra battuta

  • 1€ all’ora – 5€ al giorno. Importo minimo 1€

Parcheggio “Palestra di Roccia”

  • 2€ all’ora – 10€ al giorno. Importo minimo 2€

Gli orari dei parcheggi sono i seguenti:
Dalle 8.00 alle 20.00, 7 giorni su 7. Il 9 Ottobre parcheggio gratuito.

Come arrivare alla diga del Vajont e dove si trova

La diga del Vajont si trova a pochi chilometri da Longarone, che è in provincia di Belluno. e a pochi chilometri dai paese di Erto e Casso, in provincia di Pordenone.

Per arrivare alla diga del Vajont puoi farlo in auto tramite due strade:

  • Da Longarone: prendi l’autostrada A27, ed esci a Cadore-Dolomiti. Poi prendi la SS51 fino a Longarone, quindi la SR 251, direzione Erto e Casso e Diga del Vajont
  • Da Pordenone: prendi l’autostrada A28, ed esci a Cimpello. Prosegui per Spilimbergo-Sequals-Maniago e arrivi a Maniago. Da Montereale Valcellina prendi la SR251 direzione Barcis, Cimolais, Erto e Casso, Diga del Vajont.

Diga del Vajont
Casso

Cosa vedere vicino alla diga del Vajont

Nei dintorni sicuramente ti consiglio di visitare i paesi di Erto e Casso. In particolare il paese di Erto è il paese di Mauro Corona, che oltre ad essere scrittore è anche scultore. Le sue sculture in legno sono apprezzate in tutto il mondo e il suo laboratorio di scultura è proprio qui a Erto. Si trova vicino alla trattoria Julia, una trattoria dove abbiamo mangiato benissimo, in particolare la selvaggina. Altri luoghi da vedere nei dintorni sono Maniago ed il borgo di Poffabro. Se invece vuoi conoscere altri luoghi del Friuli Venezia Giulia, puoi visitare Pordenone, il Castello di Duino, il Castello di Miramare e la grotta di Gigante – tutti a tre a Trieste – o la grotta di Pradis.


Post in collaborazione con Ecomuseo Lis Aganis, che ha organizzato il blog tour assieme ad altri colleghi giornalisti e blogger. Grazie anche al Comune di Maniago, all’ufficio Turistico di Maniago, al consorzio dei Produttori di Pitina IGP e alla Diga del Vajont.


4 Responses

  1. La natura credo sempre si prenda ciò che è suo. Con calma e pazienza, ma con più forza di prima. e l’uomo continua a non capirlo.

  2. La storia del Vajont la conosco perché più volte ho letto e visto speciali su quel disastro. Tuttavia penso che sentirla da una guida locale sia sempre speciale e quindi se dovessimo passare di lì seguiremmo volentieri i tuoi consigli!
    P.s. le dighe a me fanno sempre un po’ paura!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *