Venezia insolita e segreta: i 15 posti meno noti e curiosità sulla città

6 Apr , 2025 - Regione Veneto

Venezia insolita e segreta: i 15 posti meno noti e curiosità sulla città

Ormai, nell’era dei social, non esistono più posti segreti ed insoliti, e Venezia non ne è esente. Città affascinante, misteriosa, maledetta, romantica e unica, il capoluogo Veneto ha dei luoghi e delle leggende che per lunghi anni sono stati avvolti nel mistero e gelosamente custoditi dalla popolazione. Il suo passato e i numerosi palazzi che la compongono, hanno dato origine a delle credenze popolari di cui non tutti erano a conoscenza. Ma si sa che oggi coi blog e social network, nulla è più al sicuro. IN tutte queste storie si intrecciano leggende, personaggi più o meno noti, ma anche un’isola e alcuni personaggi dell’aristocrazia cittadina. Molte cose sono ormai di dominio pubblico, altre sono uscite in questi anni.

Vediamo quindi se riuscirò a farti scoprire alcune cose di cui non eri a conoscenza. E’ giunto il momento di parlarti della Venezia insolita e segreta. ‘Ndemo!

Venezia insolita e segreta: luoghi insoliti e segreti più o meno nascosti della città lagunare

1 Ponte chiodo

Iniziamo dalle curiosità su insolite su Venezia dal ponte chiodo, situato nel sestiere di Cannaregio. Si tratta di un ponte un po’ anomalo, che attraversa il rio di San Felice. Il ponte è ad uso privato e non permette di attraversare il canale ma semplicemente si arriva ad una porta, che è quella di una casa. Quindi una volta saliti, si torna indietro, a meno che tu non sia il proprietario di casa. L’altra cosa particolare è che il ponte non ha barriere o parapetti, quindi si potrebbe cadere benissimo in acqua. Ormai tutti vengono qui per fare la camminata sul ponte senza barriere e postare il video su Instagram.

2 Porta Blu

Altro luogo “segreto” a Venezia, è la porta blu. Si trova in una calle laterale di Ruga Giuffa. Questa porta, per la sua forma ed il suo colore, risulta una delle porte più fotografate di Venezia. Ha una forma gotica che viene ripresa anche della finestra soprastante ed ha un colore tendente al verde acqua. In passato il colore era blu ma il tempo atmosferico e cronologico ne hanno fatto perdere una parte di colore. I visitatori si recano qui, in questa calle che pare senza uscita, solo per scattare una foto oppure per farci un video e postarlo sui social. Ciò non toglie che sia un bel vedere.

3 Ponte delle tette

Un’altra cosa insolita da vedere a Venezia è senza dubbio il ponte delle tette, situato nel sestiere di San Polo. Dal punto di vista architettonico, il ponte non ha nulla di speciale o particolare. Quello che fa venire qui i visitatori è più la curiosità di vedere questo ponte noto per il nome e quel che ci gira attorno.

Ai tempi della Serenissima, la prostituzione era legalizzata: per esercitarla, vi erano delle case dedicate in cui le donne potevano esercitare la loro professione. Le case erano, in passato, di proprietà della famiglia Rampani. E chi passava da queste parti e attraversava il ponte, si trovava spesso e volentieri ad ammirare le prostitute che esponevano la loro “merce”. Siccome ormai la cosa era diventata di dominio pubblico, il ponte per analogia fu associato alle prostitute che mostravano le tette al pubblico per attirare clienti. Da qui il nome ponte delle tette. C’è un’altra cosa legata a questo ponte, e te la dico sotto, nella sezione dedicata ai modi di dire Veneziani.

4 Ca’ Dario, il palazzo maledetto

Affacciato sul Canal Grande, al civico 352 di Campiello Barbaro nel sestiere di Dorsoduro, si trova quello che è conosciuto come il palazzo maledetto di Venezia. Si tratta di Ca’ Dario, un palazzo di quattro piani considerato tra i più antichi di Venezia e sulla quale grava una maledizione: si dice che ogni proprietario sia destinato o a morte violenta oppure alla rovina economica.

L’origine della maledizione non ha riscontri storici. Secondo una storia riportata in auge dal Gazzettino, noto quotidiano locale, la maledizione inizia con la morte di Marietta, la figlia di Giovanni Dario: Marietta morì suicida nel Canal Grande dopo espulsione dal Consiglio dei Dieci del marito Vincenzo Barbaro. Questi cadde in rovina e fu ucciso, mentre il figlio secondogenito Giacomo morì in un analogo agguato a Creta. Queste tre presunte morti ravvicinate fecero scalpore fra i veneziani. La popolazione reinterpretò la scritta latina sulla facciata d’ingresso: anagrammando VRBIS GENIO IOANNES DARIVS fu trasformata in SVB RVINA INSIDIOSA GENERO – in latino: Io genero sotto un’insidiosa rovina- . Da qui si pensò all’inizio della maledizione.

Nonostante i numerosi proprietari, molti di loro morirono appunto di morte violenta. Altri si trovarono a fronteggiare crisi economiche delle proprie attività sino alla bancarotta. Che sia vero o no, non è dato saperlo. Certo è che per molti anni il palazzo rimase chiuso e alla ricerca di acquirenti. Io, se avessi soldi, di certo non investirei i questo palazzo.

5 Calle Varisco

Nel sestiere di Cannareggio, a pochi passi da campo San Cancian, si trova una delle calli più strette di Venezia. Sebbene ce ne siano svariate di larghe meno di un metro, questa le batte tutte. Calle Varisco, coi suoi 53 cm di larghezza, è ufficialmente la calle più stretta di Venezia. Veramente non tutta la calle ha questa larghezza: parte larga e si restringe verso la fine, per terminare sul rio dei SS. Apostoli. Da qui sei costretto a tornare indietro. Non tutti ci vanno, un po’ perchè è difficile da trovare, un po’ perchè non è una di quei luoghi principali da visitare in città.

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6 Il supermercato dentro il teatro

Sei mai stato a teatro…per fare la spesa? A Venezia succede anche questo. Il Teatro Italia, situato in Campiello de l’Anconeta, è un edificio molto noto a Venezia. Ma nel corso della sua vita, ha cambiato più volte destinazione d’uso. Progettato dall’architetto Giovanni Sardi, al suo interno è possibile ammirare gli affreschi di Alessandro Pomi sul soffitto. All’inizio è stato un cinema molto frequentato a Venezia. Rimasto chiuso per molti anni, fu convertito poi in una delle tante sedi dell’Università Ca’ Foscari – ricordo di aver dato anche un esame qui -. Oggi è diventato un supermercato. E fare la spesa dentro ad un ex cinema, è decisamente una cosa insolita.

7 Poveglia, l’isola maledetta

Un altro luogo molto particolare da visitare a Venezia è l’isola di Poveglia. Si tratta di un’isola a pochi centinaia di metri dal lido, a sud della città. Venezia è circondata di tante leggende e misteri, storie di fantasmi e maledizioni, ma qui forse siamo ben oltre. L’isola, data la sua posizione lontana dalla città, è stata dal 1776 lazzaretto, stazione di quarantena e ospedale psichiatrico. Quest’ultimo fu chiuso nel 1968. In particolare, nel periodo in cui era attivo il nosocomio, si dice si siano verificati i peggiori maltrattamenti ai pazienti: torture, elettroshock, incatenamenti e maltrattamenti di ogni genere che hanno portato a morti sospette. Da allora, si dice che qui vaghino le anime irrequiete di quei pazienti morti in condizioni misteriose.

Heymondo

Chi ci è stato di giorno, ha raccontato di oggetti caduti all’improvviso, rumori strani e oggetti elettronici che hanno smesso di funzionare senza un’apparente ragione. Ma è di notte che si sono raccolte le testimonianze più clamorose: oltre a ciò che succede di giorno, si narra di spiriti, urla disumane, pianti, voci e gente che si è sentita o in pericolo o addirittura toccare. Suggestione? Chi lo sa.

Poveglia è chiusa al pubblico ed inaccessibile ai comuni mortali: non si può accedervi se non con un permesso speciale rilasciato dal demanio e con motivazione valida. L’alternativa, e non lo dovrei dire, è trovare qualche taxi che ti ci porti di nascosto. Ma saresti fuori legge…Oltre a questo c’è la possibilità di accedervi con l’associazione Poveglia per tutti, che organizza giornate di visita ed attività all’isola. Di certo è che questa isola ha un che di particolare e non tutti ci sono stati. E’ forse uno dei luoghi più misteriosi, insoliti e anche segreti di Venezia.

8 Le colonne rosa di Palazzo Ducale

A Venezia, nel periodo della Serenissima, la giustizia era spietata, come in molte altre città del resto. Chi si macchiava di certi reati contro la Repubblica o per crimini particolarmente gravi, non aveva scampo: la pubblica esecuzione era sia un monito per la popolazione, sia un momento di pubblico – e macabro – spettacolo per il popolo. Le pene capitali venivano eseguite in piazzetta san Marco, con una folla divisa tra tifo da stadio e disperazione di parenti ed amici.

Tra i vari tipi di esecuzione, c’era anche l’impiccagione del condannato tra le colonne di palazzo Ducale. In particolare, ce ne sono due di colore rosa. Una leggenda dice che qui ci fosse una scala dalla quale scendeva il doge. Un’altra leggenda, più nota, dice che le colonne abbiano preso quel colore dal sangue dei condannati a morte.

9 Palazzo Tetta: la casa bagnata dall’acqua su tre lati

Altro luogo segreto, ma non troppo, da vedere a Venezia. I palazzi veneziani, di solito, sono bagnati dall’acqua su due lati. Ma palazzo Tetta ha voluto esagerare: è uno degli edifici più scenici della città, perchè davanti a lui, il rio de Santa Marina si biforca. A sinistra si forma il Rio de San Giovanni Laterano, a destra si trova il rio de la Tetta. Questa sua caratteristica lo ha reso uno degli edifici privati più fotografati in laguna dal ponte antistante, il ponte dei Conzafelzi. I proprietari, per accedervi, usano una piccola fondamenta privata che parte direttamente da Ponte Tetta.

Il palazzo si trova a pochi passi dalla libreria acqua alta.

Venezia segrete e insolita
Palazzo tetta Venezia

10 I nizioleti

Qui entra in campo la fantasia veneziana ma anche il dialetto. A Venezia ti capiterà di doverti orientare in un vero e proprio labirinto di calli. Per arrivare a San Marco, alla stazione o a Rialto, adesso c’è google maps. Ma prima si seguivano le indicazioni sugli angoli degli edifici. Per arrivare a destinazione occorreva seguire i nizioleti.

Il nizioleto – pronunciato /nisio’eto/, termine veneziano che indica il lenzuolino – è la segnaletica tipica veneziana. Oltre ad indicare le direzioni, servono per indicare i nomi dei sottoportici, dei campi, dei campielli, le parrocchie e i sestieri. La loro particolarità è quella di essere dipinti sui muri. Non si tratta di segnali ma di veri e propri dipinti di colore bianco con scritta e bordo in nero o rosso, oppure su fondo giallo. I nizioleti che hanno la funzione di indicazione hanno spesso un freccia che indica il percorso. Infine, sono usati per indicare anche i numeri civici delle case.

11 Riva de Biasio, il macellaio assassino

Si tratta di una delle rive più note di Venezia, nonchè fermata del Vaporetto. Eppure, il nome di questa riva affacciata sul canal Grande, proviene da una leggenda macabra, associata a Biagio Cargnio. Biasio, in dialetto veneziano, macellaio e luganegher – salsicciaio – proveniente dalla Carnia, era divenuto molto popolare per qualità della sua carne. Tant’è vero che molti abitanti della terraferma, si recavano qui per acquistare lo sguazeto, il guazzetto, una carne morbida che si scioglieva in bocca. La popolarità di Biasio, nel 1500, si diffuse talmente tanto che per indicare dove si compravano queste prelibatezze, si associò il nome alla riva.

Ma la storia non finisce qui. Biasio era geloso del segreto su come mantenere le carni morbide. Ma questo fu scoperto da uno dei tanti operai che mangiavano sempre alla sua bottega. Nel suo pasto, l’operaio trovò un dito mozzato con tanto di unghia. La dimensione era quella del dito di un bambino e questi recò alla polizia. La successiva indagine rivelò ulteriori resti di bambini nella bottega del macellaio, il quale dovette confessare che il suo segreto erano proprio loro: la carne morbida e giovane rendeva le salsicce ed il guazzetto incredibilmente prelibato. Biagio fu condannato, trascinato alla sua bottega con i polsi legati ad una cavallo e gli furono amputate le mani. Fu poi decapitato a San Marco e squartato. I suoi resti furono appesi agli ingressi della città come monito.

Non si sa se la storia sia vera o leggenda, ma la riva ormai porta il suo nome.

12 Canale Sotterraneo

A Venezia i canali non si contano. Sono tutti superficiali, tranne uno: c’è un solo canale sotterraneo. Si trova nei pressi della chiesa di Santo Stefano, nell’omonimo campo, e termina al di sotto del coro della chiesa. Fa parte del Rio del Santissimo e lo puoi vedere dall’ultimo ponte prima di accedere a campo Santo Stefano se provieni da piazza San Marco. Il corso sotterraneo del canale è molto breve, ma il fascino è indubbio: è pur sempre l’unico canale sotterraneo della città.

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13 La sveglia della Toletta

Un’altra leggenda non troppo conosciuta ed insolita di Venezia è quella della sveglia della Toletta. Davanti alla nota libreria della Toletta ci sono passato molte volte, quando ero all’università, ma questa storia l’ho scoperta solo di recente. La sveglia non è a portata di mano ma bisogna aguzzare la vista: si trova in alto, in calle della Toletta, sulla facciata di un palazzo. Si tratta della terza sveglia dall’origine della leggenda.

Si narra che in quel palazzo abitasse una signora, considerata una strega dalla popolazione. Questa vecchia sveglia, originariamente in rame, segnava l’ora in cui venivano compiuti i malefici della fattucchiera. Alla sua morte nessuno volle più abitare in quel palazzo per paura di essere vittima di maledizioni e sortilegi. Rimase però l’orologio. Quando questo si ruppe, iniziarono a verificarsi eventi come sparizioni, visioni e incidenti inspiegabili. Fu rimessa la seconda sveglia, e successivamente anche la terza, quella attuale coperta dal plexiglass per evitare danni dalle intemperie.

Non si sa ovviamente la verità, ma da quanto ho capito i Veneziani non sono propensi a toglierla o a farla sparire…

14 La cripta sotterranea di San Zaccaria

La cripta di San Zaccaria è una delle poche cripte veneziane visitabili. Fu realizzata fra il X e il XI secolo e si compone di tre navate, ottenute da colonne che sorreggono le volte a crociera. Per lunghi anni ha custodito le reliquie delle monache del monastero benedettino femminile. La chiesa venne ricostruita e spostata: la cripta, originariamente posta sotto l’altare maggiore, venne a trovarsi adiacente alla cappella di San Tarasio. A seguito dell’innalzamento del livello medio del mare, la cripta si trova ora quasi costantemente allagata. E’ un luogo molto suggestivo da vedere a Venezia e mi ricorda molto la cripta della basilica di San Francesco a Ravenna.

15 Modi di dire Veneziani

Ultimo punto dedicato a Venezia segreta e insolita è la lingua. Oltre ad avere un dialetto stretto dotato di un proprio lessico, a Venezia sono nati alcuni modi di dire o termini che si usano costantemente sia nella lingua italiana che nel dialetto veneto. Ecco alcuni modi di dire o parole usate di frequente:

  • Goldòn: è un insulto bruttissimo che usano i veneziani. In zona Venezia, il goldone è il preservativo. Questo perchè durante la II guerra mondiale, a Venezia arrivavano casse della Gold One piene zeppe di profilattici, per i militari americani. Siccome i Veneziani non sapevano pronunciare in inglese, pronunciavano come si scriveva.
  • Te fasso vedar mi che ora che xè: il condannato a morte veniva posto tra le colonne del Todaro e di San Marco prima di venire decapitato. L’ultima cosa che il suo sguardo ammirava era l’ora della torre dell’orologio. Ecco perchè se un veneziano ti dice una cosa del genere, stai pur certo che non ha voglia di fare quattro chiacchiere…
  • Tagliare la testa al toro: significa prendere una decisione definitiva. Questo detto è ormai entrato nell’uso quotidiano. L’origine risale a quando il Patriarca di Aquileia, Ulrico, tentò di conquistare Grado. Questi fu imprigionato da Venezia e dovette pagare un tributo per essere liberato, rappresentato da 12 maiali, 12 pani e un toro. La carne dei maiali e del toro andava ai senatori e ai patrizi. La cosa divenne la cerimonia finale del giovedì grasso di Carnevale: le corporazioni dei Fabbri e dei Macellai, portavano tre tori che venivano decapitati, Questo segnava la chiusura di ogni lotta e dello spettacolo. La decapitazione del toro divenne quindi il simbolo della fine della diatriba tra i contendenti.
  • Le carampane: tornando al punto 3 e alle prostitute, molte di esse erano donne avanti con l’età, malate e spesso brutte. Risiedevano nelle ex case di proprietà della famiglia Rampani. Siccome la casa a Venezia si chiama Ca’ e queste stavano negli ex edifici Rampani, i Veneziani chiamavano quelle prostitute col termine volto al femminile di Carampane. Da qui il detto, “una vecchia carampana”, che sta ad indicare una donna brutta e trasandata.

Se vuoi conoscere altri modi di dire veneti, leggiti il mio post.

Scorci Veneziani

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Spero di averti reso Venezia meno insolita e meno segreta. Per me resta la città più bella del mondo e una città ricca di mistero e fascino. Se cerchi altre info sul Veneto o sui viaggi in giro per il mondo, li trovi nel blog. Non dimenticarti di seguirmi sui social che trovi in home. Grazie mille e alla prossima lettura e al prossimo viaggio!


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